9.2 by Carlo Chionna

Carlo Chionna, imprenditore bolognese, rappresenta attualmente in Italia un caso emblematico del ritorno ad un certo modo di concepire e realizzare il Made In Italy, inseguendo la qualità del prodotto.

La sua carriera da imprenditore inizia affiancando il fratello Alessandro, che nel 1995 si accorge dell’esigenza di pantaloni specifici per lo sport che più ama, il golf, e dà vita al marchio Jeckerson. Un elemento che più caratterizza questi pantaloni è l’inserto in tessuto o microfibra per asciugare le mani prima di uno swing.

Il prodotto, grazie alla sua originalità ed eleganza, riesce a varcare i confini dei campi da golf per imporsi nel settore del casual sportivo di alta qualità.

Dopo un anno e mezzo il fratello si ritira e Carlo continua la sua scalata con il marchio ottenendo un enorme successo su tutto il territorio nazionale e non solo, fino alla primavera del 2004, dove alcuni dissidi fra soci culminano in un’asta che fa aggiudicare a Carlo la metà del valore del marchio, ovvero nove milioni e duecento mila euro.

Sarà proprio l’ammontare di questa vendita ad ispirare il nome al nuovo brand creato da Chionna, il 9.2 , che nasce come pantalone casual che si sviluppa in un arcobaleno di colori.

Impegnato a garantire origine e provenienza dei capi, l’imprenditore lancia il suo brand con un campagna pubblicitaria provocatoria per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla crisi del Made In Italy. “Dio salvi il Made in Italy” è lo slogan scelto, che echeggia il famoso detto inglese “God save the Queen”.

Nell’estate del 2010 la nuova campagna pubblicitaria, comparsa a tutta pagina sui maggiori quotidiani italiani, ricorda la locandina del film “Il gladiatore”: al posto del viso di Russell Crowe c’è quello dell’imprenditore bolognese, che regge lo scudo con la sigla Dsmy (“Dio salvi il Made in Italy”).

Premiato nel 2010 del Premio Raffaello, Eccellenze del made in Italy, per l’impegno dimostrato nella lotta alla contraffazione, all’imitazione ed alla “non qualità”, Chionna rappresenta un “miracolo all’italiana”, con un’azienda che, pur affidandosi per la fornitura solo a ditte italiane, pugliesi e marchigiane, riesce a dare lavoro, produrre e creare ricchezza, con un fatturato annuo di venticinque milioni di euro.

Nel libro di Francesco Festuccia “Dio salvi il Made in Italy - Storia di un fenomeno”, l’imprenditore bolognese esprime il suo punto di vista sul Made in Italy e giustifica la sua scelta di promuovere il country branding e di produrre completamente in Italia.

Innanzitutto ricorda come spesso i prodotti di alta gamma, cioè di fascia alta, delle grandi firme siano realizzati all’estero a fronte di prezzi esorbitanti: questa realtà si rivela una mossa particolarmente disonesta da parte dei più grandi colossi della moda, mentre potrebbe essere un’alternativa indispensabile per quelle aziende medie con un marchio poco conosciuto e grandi numeri.

Per questo motivo il Made in Italy si profila prevalentemente come un problema di etica e deontologia, per cui “quando c’è una grande immagine, si deve richiedere una grande qualità e correttezza.”

La qualità dei nostri prodotti, infatti, secondo Chionna, non è possibile ricrearla in nessuna altro Paese che non sia l’Italia, proprio perché gli artigiani italiani hanno alle loro spalle una storia, una tradizione e sopratutto un sentimento e un’anima che li distingue da tutte le altre produzioni prevalentemente rivolte al business. Il valore aggiunto della moda Made in Italy diventa, quindi, la cultura che si mette nell’artigianalità produttiva di ogni capo.

D’altra parte, è anche necessario riuscire a comunicare al consumatore finale la qualità di un prodotto. In questo senso Chionna ha sempre snobbato i tradizionali mezzi delle sfilate, per preferire eventi straordinari, speciali, mirati a conoscere i suoi clienti: fra cui, quelle più chiacchierate,  sono state senza dubbio le due crociere, a distanza di un’anno una dall’altra, con oltre mille persone attraversando tutto il Mediterraneo, organizzata per presentare le sue collezioni coinvolgendo clienti, giornalisti e personaggi dello spettacolo. E non ultima, il viaggio organizzato con oltre 600 clienti, provenenti dalle varie zone di Italia, in una delle più belle cornici naturalistiche che è il Kenya.

Negli ultimi anni l’imprenditore ha portato avanti un nuovo progetto, una sorta di ritorno alle origini, ovvero una calzatura che nasce per l’uso esclusivo sui campi da golf, ma che in fase di realizzazione ha preso la strada anche del tempo libero.

“Si potrebbe confondere con una sneakers, si potrebbe confondere con una scarpa, ma nasce così un’opera calzaturiera italiana.

Rimanendo sempre fedeli al Made in Italy, con un’eleganza che solo un’imprenditore che conosce il suo prodotto può dargli, unito a caratteristiche uniche nel suo genere e mai viste prima.

Nasce così 9.2 Golf Pro, la prima calzatura con la palla da golf insertata, per marcare ad ogni passo il proprio carattere in un lungo cammino.

E adesso…. 9.2

Chiedi il perché?

La risposta a questo interrogativo la riceveranno solo coloro che indosseranno una 9.2

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